Sports Community, il progetto di OPES finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e realizzato con la SAA – School of Management di Torino, è giunto alle battute finali. Ogni settimana, fino al 18 settembre (primo della due giorni dedicata all’evento di restituzione torinese – clicca qui per saperne di più), vi racconteremo nel dettaglio le COP – Comunità di Pratica, vale a dire gli incontri che hanno caratterizzato e qualificato il progetto.
Cinque incontri per ogni singola materia, durante ognuno dei quali i partecipanti hanno potuto studiare e analizzare i fabbisogni (definiti dai survey sottoposti in fase preliminare) e dunque poi procedere con la costruzione di idee applicabili nei diversi ambiti di interesse delle COP.
Ricordiamo che l’iniziativa si è posta sin dall’inizio l’obiettivo di realizzare partnership e alleanze per lo sport e le città, di ricercare soluzioni utili al benessere dei cittadini e alle politiche sociali, tutto questo passando per la pratica sportiva.
COP: Spazi urbani, giardini e interconnessione digitale
Questo particolare appuntamento è dedicato alla COP che ha indagato il seguente tema: “Incentivare la pratica sportiva in spazi urbani come parchi e giardini con riguardo a interventi che valorizzano l’interconnessione digitale, l’innovazione degli spazi, la mobilità sostenibile e gli aspetti di rigenerazione e di integrazione del contesto urbano”.
A coordinare i lavori Fabio Pagliara, Presidente della Fondazione Sport City, mentre hanno preso parte al dibattito e contestualmente al lavoro di costruzione e restituzione di output: Sandra Frateiacci (Presidente del Dipartimento Salute di OPES), Stefano Mainardi (Presidente di Fiaba), Lina Malfona (Prof.ssa ass. dell’Università di Pisa), Daniele Mioni (DBA Project Manager), Katia Pacelli (Direttrice Salvamamme Salvabebè), Pierluigi Panci (Architetto), Elena Pantaleo (Consigliere Nazionale CONI), Dario Piantadosi (Responsabile nazonale del settore Calcio Freestyle di OPES), Albino Rubeo (Architetto), Marco Sanetti (Sport e Salute), Valentina Villa (Prof.ssa ass. del Politecnico di Torino) e Federico Villani (OPES).
Il primo momento di condivisione, il primo approccio alla materia, è avvenuto il 27 febbraio scorso; in tale occasione sono stati presentati i risultati dei survey e sono state approntate le prime valutazioni tenendo conto del contesto, dell’attuale situazione vigente in Italia guardando agli spazi outdoor, agli impianti sportivi e alle iniziative messe in campo come, ad esempio, il coach di quartiere. Il secondo incontro, quello di marzo, ha invece visto la produzione di riflessioni a lungo termine: dunque, le prime idee e la valutazione della loro fattibilità. Gli ultimi tre incontri (aprile, maggio e giugno) sono stati utili alla progettazione di una proposta concreta fino ad arrivare all’output atteso.
Il target di riferimento
Entrando nello specifico, è stato dapprima individuato un target specifico, ovvero le amministrazioni comunali, perché presidiano il territorio e gli spazi aperti. Si tratta, a parer di chi ha partecipato attivamente alla COP, dello stakeholder che meglio può aiutare a promuovere la pratica sportiva in spazi urbani come parchi e giardini, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita, la sostenibilità, la rigenerazione e l’integrazione del contesto urbano.
Secondo poi, sono stati qualificati due target indiretti: gli enti di promozione sportiva e i cittadini di qualsiasi fascia d’età. I primi in quanto abilitati, attraverso magari attività progettuali, a dare continuità e a offrire opportunità relativamente al contesto preso in esame; i secondi, invece, si possono definire attori protagonisti, ovvero coloro che vivono effettivamente quanto prodotto e la cui intergenerazionalità consente una staffetta della cura e dell’utilizzo. A tal proposito, i partecipanti alla COP in questione hanno ipotizzato l’occupazione degli spazi da parte delle persone anziane la mattina, ad esempio, e dei più giovani durante le ore pomeridiane.
Output, Arcipelaghi del benessere e dello sport: come ci si arriva
Esaminati dunque gli elementi a disposizione, la Comunità coordinata da Fabio Pagliara ha determinato la strutturazione di un progetto pilota atto alla realizzazione, la gestione e la misurazione dell’impatto di spazi outdoor dedicati al benessere e allo sport. L’idea di base prevede che vengano fornite anche delle indicazioni su come farli vivere, senza dover tenere necessariamente conto di una eventuale riqualificazione fisica. Osservando anche quanto fatto da Sport e Salute e ad altre iniziative rivolte alla promozione del benessere, la COP 2 ha delineato i seguenti elementi imprescindibili per il progetto pilota:
- Il layout degli spazi outdoor (dettaglio che va dall’illuminazione all’impiego di indicatori specifici);
- Pacchetti di attività di animazione per le diverse fasce di età (che richiama il lavoro svolto dalla già citata figura di coach di quartiere);
- Formazione per gli stakeholder coinvolti (importante per rafforzare le competenze professionali ma anche spiegare il motivo per cui si portano avanti determinate iniziative);
- monitoraggio e misurazione degli impatti del progetto in quanto tale (essendo messe in campo risorse pubbliche, va compreso in maniera netta se la direzione intrapresa è corretta e se lo è anche il rapporto costi-benefici).
Perché si riesca a ottenere un risultato ottimale è fondamentale la realizzazione di uno storytelling che accompagni i fruitori degli spazi; in tal senso, si prevede nel progetto l’interessamento di testimonial che possano evidenziare l’importanza dello svolgimento dell’attività fisica nella quotidianità. Possono giocare un ruolo importante anche i docenti in collaborazione con le associazioni sportive.
La Comunità di Pratica 2 ha inoltre pensato alla possibilità di individuare città pilota (5 per la precisione) in cui effettuare dei veri e propri test; in esame i quartieri più “difficili”.
Il progetto porta il nome di Arcipelaghi del benessere e dello sport.